Il rallentamento dei processi di istituzione delle ZES (Zone Economiche Speciali) e di infrastrutturazione e organizzazione delle ALI (Aree Logistiche Attrezzate), l’assenza di politiche industriali efficaci in grado di stimolare e attrarre investimenti, rappresentano tutti freni che pesano come macigni sul Mezzogiorno. Il grave e pericoloso rallentamento della crescita che allontana addirittura al 2030 il recupero delle condizioni pre-crisi mentre il gap con il Nord si allarga, la disoccupazione soprattutto giovanile, il forte ritardo della infrastrutturazione materiale e immateriale, il depauperamento delle Università meridionali, non sono più tollerabili. A questi fattori negativi si è aggiunta la Pandemia Covid19 nel 2020. Bisogna trovare valide soluzioni alla grave crisi demografica e alla massiccia emigrazione dei giovani. La stessa autonomia rafforzata per le regioni del Nord, ormai pericolosamente ai nastri di partenza, costituisce un’ulteriore condanna del Mezzogiorno, non solo sul piano dello sviluppo industriale ma anche su quello sociale, della sanità, della scuola e della mobilità. L’autonomia è un valore se inserita entro i recinti costituzionali dell’unità della Nazione, della solidarietà dello Stato e della garanzia di uguali prestazioni per tutti i cittadini. Solo in questo contesto l’autonomia può divenire un valore in grado di conferire efficacia ed efficienza a tutti i territori. Una speranza riviene dall’Europa con l’approvazione del Next Generation EU che stanzia 750 miliardi di euro di cui 209 miliardi destinati al nostro Paese. Bisognerà procedere ad una equa disatribuzione di questi fondi privilegiando il Sud, anche secondo gli orientamenti europei.
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