Immaginare un futuro per questo Paese, per il Mezzogiorno, per l’Europa è probabilmente l’imperativo più arduo ma anche più impellente con cui bisogna fare i conti in questo frangente storico. Il Paese è stremato e senza idee e, soprattutto, senza classe dirigente. Afflitto da stanchezza endemica da oltre trent’anni, ha dilapidato tutti i suoi boom, economici, sociali e culturali. Persino il baby boom è ormai un evento storicamente catalogato più che un ricordo collettivo da riproporre o perseguire mentre l’Italia invecchia senza rimedio ed il Mezzogiorno corre verso la desertificazione! La sua capacità di svilupparsi è ferma da troppi decenni. In questa situazione la prospettiva nazionale è stata sostituita dagli egoismi locali. La voglia del nord di procedere da solo ha sottovalutato persino il rischio di soccombere che oggi è di tutta evidenza per l’Italia monca di un terzo del suo territorio e della sua popolazione.
Il Mezzogiorno, dal canto suo, appare in preda ad una strana sindrome. Quella della rassegnazione alla sconfitta senza rimedi. O della sua accettazione. Il governo Nazionale non si rende conto che la sconfitta del Sud prefigura la decadenza del paese. La classe politica-istituzionale meridionale sembra, dal canto suo, rassegnata alla sconfitta e paga di qualche scorciatoia che ne dissimuli e nasconda le responsabilità. L’Europa dal canto suo rischia di ritrovarsi stritolata tra le mire delle potenze mondiali, troppo spesso tentate da derive imperiali, la pressione dei grandi movimenti migratori, gli squilibri eco ambientali del pianeta. In questo contesto l’idea di rovesciare le visioni sin qui vincenti ha prodotto in Europa un primo importante risultato! Il Next Generation Europe vuole essere lo strumento per rimettere in piedi l’Europa, e, per quanto ci riguarda, l’Italia ed il Mezzogiorno. A chi tocca il compito? Certo ai Governi! Certo alla politica! Certo alle classi dirigenti!
Mancano le Nuove Generazioni cui il NGEU è indirizzato! Sono assenti i fermenti giovanili. L’iniziativa studentesca e universitaria è paralizzata. La politica è inesistente. Il sindacato da troppo tempo è claudicante! La stessa cultura è dispersa. Gli intellettuali mortificati e fuori gioco. La deriva populista ha fatto il vuoto. Ed essa stessa è l’effetto di una decadenza troppo a lungo colpevolmente perseguita. Non è un caso se il Paese staziona tristemente in fondo alle classifiche internazionali per cultura, istruzione, capacità di analisi e comprensione. Nasce dall’ impoverimento complessivo, culturale, sociale, economico, che sta spingendo verso una pericolosa deriva distruttiva il Paese, l’obbligo della saldatura tra vecchia e nuova generazione. O quanto meno tra quanti tra la vecchia generazione e la nuova sono in grado di disegnare una strategia ed una visione per il futuro. L’alleanza tra un manipolo di Don Quixote che non si rassegnano alla decadenza ed alla fine del mondo intelligente ed un manipolo di giovani cavalieri desiderosi di assolvere al ruolo di lievito tra le nuove generazioni è un obbligo storico! Nasce da questa visione l’idea di creare i laboratori Next Generation Mezzogiorno per l’Italia e l’Europa.
Il Piano Nazionale Per la Ripresa e la Resilienza, faticosamente messo insieme al di fuori di una visione di futuro condivisa, discussa e assimilata, appare sin nel titolo un piano privo di ali per volare e far volare! Qual’ è l’obiettivo? Ripresa e Resilienza! Recita l’ acronimo! Ripresa per le aree cosiddette forti e Resilienza per quelle deboli? Ripresa, ossia rilancio del sistema produttivo per il Nord e Resilienza, ossia adattamento del sistema Sud, privo degli asset necessari a giocarsi il futuro? La mobilità, la logistica, la ricerca, la cultura e la digitalizzazione, che tutte le attraversa, il ritorno dei giovani al centro delle dinamiche culturali, sociali, economiche, come devono essere coniugate tra loro, nel Paese e nel Mezzogiorno? È da qui che il piano deve partire! Un piano nazionale per la rinascita e lo sviluppo creativo del Paese è quel che bisogna chiedere! E l’impegno a declinare strategie e programmi, progetti ed investimenti in funzione del perseguimento di obiettivi con esso compatibili e coerenti! È troppo?! No, se ci guida il sogno di Don Quixote e la speranza dei giovani per un futuro rimesso in piedi e che rovesci il passato. Definitivamente.
A.I.M (Alleanza Istituti meridionalisti) ai fini di contribuire allo sviluppo del capitale umano e sociale, al deficit di classe dirigente in particolare del Mezzogiorno, in una visione europea e mediterranea, dal 19 gennaio avvia una serie di incontri, a carattere periodico, nell’ambito del suo programma Erasmus delle idee tra le nuove generazioni. Questi incontri chiamati Laboratori Next Generation Italia sono in linea con lo scopo del Next Generation EU e servono a costruire insieme una diversa visione del futuro. Questi Laboratori trasmessi anche sui social permetteranno alle giovani generazioni di confrontarsi e progettare il loro destino e il destino delle Comunità in cui vivono. Obiettivo è creare uno spazio di comunicazione e di responsabilità dei giovani per i giovani favorendo anche la ricostruzione di un rapporto intergenerazionale, in parte laceratosi con le derive sociali da tempo in atto. In questi laboratori i giovani di diversa estrazione culturale e sociale, di diversa età, si contamineranno a vicenda con i loro saperi ed esperienze, anche con un pizzico di utopia, per creare una visione del futuro mediante l’adozione di best practices. Nei Laboratori i giovani avranno la possibilità di riflettere sulle politiche di sviluppo, sull’utilizzo dei fondi europei e sulle decisioni degli Organi Istituzionali per migliorare il loro futuro, vigilando sulla creazione di debiti non utili che potrebbero ricadere sulle loro spalle. È ora che i giovani si preparino a gestire il loro futuro e a determinarlo, pur in sintonia con le generazioni precedenti.